XVI domenica del Tempo Ordinario; commento al Vangelo

Letture:
Geremia 23,1-6; Salmo 22;
Efesini 2,13-18; Marco 6,30-34

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”. Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Ed eccoli di ritorno, affannati, stanchi, coi piedi nei sandali consumati, affamati per mancanza di tempo o per porte chiuse in faccia: gli apostoli tornano da Gesù e non vedono l’ora di raccontargli le loro imprese, come bambini che tornano da scuola, come pescatori che tornano in porto, il loro porto sicuro.

Chissà come brillavano gli occhi e come batteva forte il loro cuore al racconto di quel che erano riusciti a fare: me li immagino euforici, ognuno a prender la parola e ad ascoltare meravigliato le parole dell’altro, contenti di quella contentezza che sazia e riempie. E chissà come brillavano gli occhi di Gesù nel guardare i suoi ragazzi così stupefatti, ma così stanchi, con le occhiaie per non aver dormito, impolverati e sporchi della strada percorsa.

E Lui si fa nido. «Venite… riposatevi un po’…» Come in un abbraccio raccoglie la sua ciurma e la porta al riparo, in disparte, cuore a cuore. « Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore». (Os 2,16) C’è un tempo sacro, il tempo del riposo, il settimo giorno in cui anche Dio rifiata e si ferma a contemplare la bellezza, a gioire della tenerezza nascosta della vita. C’è un tempo anche per noi, quando stanchi dal troppo cammino e dalle salite ripide, abbiamo bisogno di fermarci e di lasciarci abbracciare dal suo sguardo, di riposare un po’ sul suo petto. Di nutrire ancora la vita, la nostra.

Ma prosegue, il Vangelo di oggi, con la sete che non si ferma, quella della folla che li segue e che si accalca per ascoltare ancora qualche parola di quel Dio-ragazzo che fa sognare e brucia il cuore, che chiama “beati” i disperati.

Le pecore senza pastore rischiano di finire in bocca al lupo, questo il bravo pastore lo sa: e allora scende Gesù dalla barca in cui i suoi amici sonnecchiano esausti. Lui sa calmare la sete, Lui, che è pane per ogni bocca, sa capire la fame, la fame di Dio. Ma, soprattutto, Lui sente compassione: basta uno sguardo per comprendere il dolore dell’altro, bastano degli occhi innamorati per sentire come proprio il bisogno di chi ci sta vicino.

C’è urgenza di compassione, non si può aspettare o rimandare quando l’altro soffre e anche questo ci insegna oggi Gesù: a saper innanzitutto guardare con compassione. Poi, si sa, dopo il riposo la terra è pronta a dare i frutti migliori.

Luigi Verdi