
Letture:
1Re 8,22-23.27-30 – 1 Cor 3,0 – 17)
Gv 2,13-22
Anche quest’anno la Comunità è invitata a celebrare la sua patrona: Maria. Madre del Salvatore, Vergine di Montserrat, venerata da secoli con questo nome: Santa Mariedda.
Il giorno liturgico è lo stesso in cui liturgia romana celebra la data della dedicazione della basilica di san Giovanni in Laterano, la Cattedrale di Roma, sede della cattedra del vescovo di Roma, papa Francesco.
Celebriamo questa solennità nel giorno in cui è stata posta la prima pietra per la costruzione della parrocchiale dedicata appunto alla Vergine di Montserrat, in ringraziamento dopo la pasqua vissuta nel passaggio doloroso dall’antico villaggio di Zuradili, nella piana dove oggi sorge il paese di Marrubiu. La chiesa parrocchiale che nel corso dei secoli ha subito dolorose trasformazioni, si presenta oggi come monumento identitario e punto di riferimento per la nostra Comunità. Ecco perché il grado liturgico è quello della solennità, ossia il grado massimo delle feste.
Il riferimento a Maria, Madre del Signore è in stretta relazione con il Tempio. Nella liturgia infatti celebreremo con il formulario dell’anniversario della Dedicazione della Chiesa e col grado quindi di solennità.
Il Vangelo che ascolteremo ci invita riflettere sul senso del “tempio” all’interno della Chiesa e sul ruolo fondamentale della Chiesa oggi in un tempo di forte crisi e di avvertita necessità di cambiamento.
Il valore del tempio nel cristianesimo porta alle conseguenze l’intuizione che il popolo di Israele ha maturato durante la sua travagliata storia e di cui troviamo tracce nella Scrittura: nessun tempio umano può contenere la presenza di Dio, non esistono luoghi “sacri” perché tutto appartiene al Creatore.
Gesù, attribuendosi addirittura la sacralità dell’appena ricostruito (e non ancora concluso) tempio di Gerusalemme, ammonisce la samaritana e noi: non a Gerusalemme né sul monte Garizim si adora Dio, ma nel proprio cuore, in Spirito e verità (cfr. Gv. 4,21-24).
Gesù, vero tempio di Dio, consacra, rende sacro ogni uomo, ogni luogo, ogni tempo.
Incarnandosi, diventando uomo, Gesù annulla la divisione fra sacro e profano, restituisce armonia, ricostruisce l’unione che era all’origine della Creazione. E allora a che ci servono le chiese fatte di pietra e mattoni? A ospitare “la” Chiesa fatta da persone, da credenti che si riconoscono fratelli e sorelle, pietre vive per un edificio spirituale. Forse, su questo aspetto, il nostro paese di Marrubiu e la stessa Parrocchia abbiamo ancora tanto da crescere.
Benediciamo il Signore e ringraziamo si per il nostro tempio, la cui data di dedicazione è scritta chiaramente sulle sue mura, 1710. Ma lo ringraziamo ancora di più per il tempio vivo caratterizzato dal desiderio di vivere, nella nostra Parrocchia, relazioni autentiche improntate dall’insegnamento di Gesù.
don Alessandro