Domenica 31 maggio 2020, solennità di Pentecoste
Nella grande veglia pasquale “madre di tutte le veglie”, in cui celebriamo il memoriale della Pasqua e facciamo l’esperienza della liberazione dalla schiavitù del peccato, viene solennemente benedetto il Cero, simbolo pasquale per eccellenza.
Acceso dalla luce di un fuoco vivo benedetto, simbolo della Luce che ha portato Cristo nelle tenebre in cui era il mondo, reso schiavo dalla paura della morte, esso è fondamentale anche per la benedizione del fonte battesimale: fuoco e acqua sono i simboli della vittoria di Cristo sulla morte.
La luce gioiosa di Dio trasforma l’acqua di morte nell’acqua della vita.
L’importanza del cero pasquale, si evince anche dall’ampio spazio che gli dedica l’antico inno dell’Exultet – riportato nel Messale Romano – che annuncia il glorioso evento della Risurrezione di Gesù. È per questo che, nella storia, questi inni pasquali venivano anche chiamati Laus Cerei.
In questa notte di grazia accogli, Padre santo,
il sacrificio di lode, che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri,
nella solenne liturgia del cero, frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce.
Riconosciamo nella colonna dell’Esodo gli antichi presagi di questo lume pasquale
che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio.
Pur diviso in tante fiammelle non estingue il suo vivo splendore,
ma si accresce nel consumarsi della cera che l’ape madre ha prodotto
per alimentare questa preziosa lampada.
Ti preghiamo, dunque, Signore, che questo cero, offerto in onore del tuo nome
per illuminare l’oscurità di questa notte, risplenda di luce che mai si spegne.
Salga a te come profumo soave, si confonda con le stelle del cielo.
Lo trovi acceso la stella del mattino, questa stella che non conosce tramonto:
Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti fa risplendere sugli uomini la sua luce serena
e vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.
Con la solennità di Pentecoste, che porta a compimento la celebrazione della Pasqua e ne rivela il suo fine, la Chiesa si apre al dono dello Spirito Santo che testimonia la presenza del risorto nella vita.
Anche quest’anno, seppur con le necessarie limitazioni, saranno celebrati i secondi vespri di Pentecoste presieduti da don Daniele, durante i quali si spegnerà il Cero pasquale.
Perché tutta questa importanza a questo gesto dello spegnimento del Cero?
Ciò è bene espresso dalla monizione che il presbitero pronuncia prima dello spegnimento del Cero:
fratelli e sorelle, nella notte che ha dato inizio al “lietissimo spazio” del tempo pasquale, giorno di 50 giorni, accendendo il cero, abbiamo acclamato a Cristo nostra luce. E la luce del cero pasquale ci ha accompagnati in questi 50 giorni e ha contribuito non poco a farci ricordare la grande realtà del Mistero pasquale. Ora, al chiudersi del tempo pasquale, con i secondi vespri di Pentecoste, il cero viene spento.
Questo segno ci è tolto, anche perché, allenati alla scuola del Maestro Risorto e infuocati dal dono dello Spirito Santo, ormai dobbiamo essere noi luce di Cristo che s’irradia, che come colonna luminosa passa nel mondo, in mezzo ai fratelli, per guidare nell’esodo verso la terra promessa. Vedremo ancora, nel corso dell’anno liturgico, risplendere la luce del cero pasquale soprattutto in due importanti momenti del cammino della Chiesa: per la prima Pasqua che vivranno i suoi figli col Battesimo, e per l’ultima Pasqua, quando con la morte, faranno ingresso nella vera vita, quella che non muore.
Lo spegnimento del Cero, in modo solenne e comunitario, diventa un segno fortemente provocatorio nella fede di Gesù risorto, presente nell’oggi della nostra vita. Siamo noi fiamma viva della sua presenza nel mondo e nella storia.
Domani, 31 maggio alle 18.30 si pregherà il rosario e alle 19.00 seguirà la celebrazione dei secondi vespri con lo spegnimento del Cero pasquale.
Ringraziamo il Signore che anche quest’anno, ci ha dato la grazia di celebrare il mistero della Pasqua e continua a ricolmare la nostra vita della forza dello Spirito Santo.