
La battaglia non è tra scienza razionale e fedi irrazionali, ma tra emozioni preventive, date dall’immaginazione e emozioni reali, date dall’esperienza.
I fatti. Un bimbo di meno di due anni deve, purtroppo, sottoporsi ad una nuova operazione cardiaca, non urgente, ma necessaria. I genitori, come già qualche mese fa, quando era stata già prevista l’operazione, poi rimandata, chiedono ai medici di utilizzare, per l’operazione, trasfusioni di sangue da persone non vaccinate. La struttura sanitaria dice che non è autorizzata a farlo. I genitori denunciano la struttura, ma il tribunale dà ragione all’ospedale. A questo punto, la procura dei minori sospende momentaneamente la potestà genitoriale di padre e madre.
Le motivazioni. La prima fornita dai genitori è che i vaccini sarebbero ottenuti da embrioni umani abortiti volontariamente. L’avvocato della famiglia ha poi dichiarato che i genitori non vogliono far correre rischi al figlio, perché nei vaccini possono restare presenti frammenti di una proteina che, a loro dire, non garantisce zero effetti cardiaci problematici. Perciò motivazioni emotive: l’orrore percepito, trasformato in scelta etica e la paura preventiva, posti a fondamento della scelta.
A rovescio. Il leader no vax di “Norimberga 2”, gruppo veneto che avrebbe voluto creare un tribunale per punire i responsabili del complotto vaccinale, si è preso il covid. Dopo alcune settimane di inferno in rianimazione dice: “Ho passato tutto quello che dovevo passare. Vaccinatevi tutti, io lo farò. A volte bisogna passare per una porta stretta per capire le cose come sono”. Lo stesso per una docente trevigiana, famosa per essere una convinta no vax e no mask. Ammalata di covid, ha vissuto con la paura di morire per due settimane e ora dice: “Farò il vaccino”. Ancora. Un cinquantenne di Marsala, no vax convinto, ricoverato per covid, ha ammesso che “l’esperienza diretta conta più delle informazioni che ci arrivano da internet”. Poi un medico, segretario nazionale della Fisi, che dai palchi “no vax” incitava contro la dittatura sanitaria. Una volta fatta l’esperienza del calvario in rianimazione dice: “non penserei mai più che le bare di Bergamo erano tutte vuote”. E si potrebbe continuare.
Mi colpisce il denominatore comune di queste storie. A farla da padrone non sono le riflessioni razionali o il riconoscimento dei dati scientifici. Sia per i genitori non vax, sia per i no vax pentiti, a decidere le scelte sono le emozioni. Una emozione che, a volte non ha voce, ma viene ritenuta la verità. I genitori no vax sono guidati dall’orrore dei feti morti e dalla paura degli effetti dannosi sul figlio; i no vax pentiti dal dolore e dalla paura sperimentate sulla propria pelle.
Allora dobbiamo ammetterlo. Qui la battaglia non è tra scienza razionale e fedi irrazionali, ma tra emozioni preventive, date dall’immaginazione e emozioni reali, date dall’esperienza. Ma mentre le prime si diffondono molto facilmente in una cultura dove le emozioni la fanno da padrone, come già alla fine dell’800 G. Le Bon e S. Sighele ci avevano ben dimostrato, le seconde invece si diffondono solo capillarmente e con fatica perché necessitano che ogni singola persona tocchi direttamente il problema.
Sembra perciò tempo sprecato, quello dei tentativi di portare dati scientifici, tradurli in grafici e fare ragionamenti consequenziali a partire da essi. Purtroppo si potrebbe usare una espressione biblica molto eloquente, per connotare questa condizione attuale, in cui tutti versiamo: popolo di dura cervice! Dopo due secoli in cui si è creduto che la ragione fosse in grado di “gestire e controllare” le emozioni, con l’aiuto delle norme sociali, nel post ideologismo, il tramonto di una ragione capace di raggiungere la realtà e la radicale riduzione delle regole sociali, percorsa da tutte le impostazioni politiche, hanno lasciato la persona in balia delle proprie emozioni.
Chi si è mai preoccupato di educare emotivamente le persone? Ancora oggi continuiamo a dire che qualsiasi equilibrio emotivo interno, delle persone, deve essere socialmente accettabile, ma senza per nulla mettere in campo investimenti e scelte politiche che favoriscano un equilibrio emozionale in direzione dell’armonia e della serenità. Anzi, sempre più, si lascia spazio allo strapotere del mercato globale, che nel mondo delle emozioni personali fa tutto quello che vuole, per farci vendere e comprare ogni cosa.
Il dogma del libero mercato impedisce che le legislazioni possano limitare massicciamente il comportamento del singolo, perché ciò “rallenta” il flusso commerciale. Un recupero della ragione oggettiva, come base organizzativa dei comportamenti individuali, sembra assolutamente impensabile. Ecco perché la stessa dinamica individuale, quella emotiva, può generare scelte antitetiche, come no vax o anti no vax.
Perciò, forse, possiamo cominciare a pensare che gli equilibri interiori delle singole persone siano un problema sociale? E che quindi debbano entrare nel cono di attenzione anche delle scelte politiche ed educative? E che, forse, anche l’educazione media dei nostri ambienti cattolici abbia una certa responsabilità su questo? Temo che se non si rinforza da dentro la capacità della persona di percepire dove sta la propria armonia, in rapporto alla realtà che si ha davanti, e che la serenità vale di più dell’intensità emotiva, non ne usciremo, se non attraverso ripetute esperienze dolorose, che si diffonderanno sempre più a livello sociale. La storia di Israele insegna.
GILBERTO BORGHI