Nei giorni scorsi ho partecipato a San Marino a un seminario dal tema “Questo è il mio corpo”, sulla Teologia del Corpo.
Questa iniziativa, proposta e promossa dall’Associazione Misterogrande (un progetto in forma di laboratorio permanente per coppie, fidanzati e presbiteri) ha visto la partecipazione di un nutrito gruppo di giovani coppie, consacrati, alcuni presbiteri, seminaristi e persone “single”.
Sono rimasto subito sorpreso, in particolare per tre motivi:
- l’età dei partecipanti, mediamente bassa;
- la presenza di ragazzi tra i 20 e i 30 anni, con le loro ragazze e alcuni con le loro mogli;
- l’interesse suscitato dal tema proposto, con impegnative sessioni di studio per una settimana intera.
Per alcuni dei presenti, i giorni del seminario sono stati sottratti alle ferie estive.
I presbiteri eravamo solo cinque, alcuni dei quali insieme a qualche coppia della propria parrocchia.
Il seminario è stato condotto egregiamente e in modo molto chiaro da una giovane coppia: Tommaso, un giovane ingegnere e Giulia, psicoterapeuta, che ha guidato la parte pratica del seminario, attraverso alcuni esercizi corporei condivisi in coppia e da soli.
La preparazione del seminario, per ogni partecipante, è avvenuta previa lettura del testo Teologia del corpo per principianti di Christopher West. Questo testo riprende le riflessioni sul corpo di San Giovanni Paolo II e che rappresentano un insegnamento tra i più importanti del suo pontificato. Un insegnamento che risponde alla domanda su ciò che significa essere uomini e donne chiamati al superamento di ogni insana solitudine per trovare nella relazione il completamento di sé stessi. Parole nuove, preziose, che recuperano il senso profondo della vita e dell’amore, della sessualità e del matrimonio. Un tesoro ancora sconosciuto a gran parte dei cristiani che Christopher West si propone di rendere accessibile e comprensibile.
Mentre riflettevo sulle provocazioni pratiche che la solennità dell’Assunzione di Maria, che celebriamo in questi giorni ci trasmette, in un momento dell’anno (le ferie estive del ferragosto), ho pensato quanto sia trascurata l’attenzione alla corporeità non solo nella predicazione ma anche nella stessa catechesi.
Sono andato a rileggere uno scritto di Romano Guardini sul valore del corpo che trovo di un’attualità straordinaria. Dice Romano Guardini: “Anima e corpo non sono grandezze che si possono separare in modo assoluto. Il corpo è oggetto di costante edificazione da parte dell’anima spirituale: anzi quel che si chiama corpo, ad ogni passo e in ogni atto della struttura che gli è propria, implica l’anima così vera che, se gliela si potesse disgiungere, non ne rimarrebbe più corpo, ma una mera configurazione biologica, anzi forse unicamente un certo conglomerato di composti chimici in disgregazione” (Romano Guardini, I novissimi).
Il dogma dell’Assunzione di Maria (uno dei quattro relativi alla Vergine) sancito dalla Chiesa, ci porta a contemplare non tanto un evento straordinario, men che meno un miracolo, ma la logica conseguenza del cristianesimo che vede nel corpo quella forma privilegiata attraverso la quale Dio si è manifestato come vero Dio e vero uomo. Questa forma supera la stessa importanza degli Angeli (Lettera agli Ebre 1,5).
Purtroppo, lo dobbiamo riconoscere, nonostante uno dei due pilastri del Cristianesimo sia proprio il grande mistero dell’Incarnazione del Figlio, la Chiesa, forse condizionata da una concezione della cultura greca che vedeva il corpo come la prigione dell’anima, ha sempre presentato una visione quasi schizoide della persona umana composta di corpo e anima, privilegiando una certa superiorità e importanza dello spirito rispetto al corpo.
Nel II secolo, un padre della Chiesa, Tertulliano, così si esprimeva, in modo estremamente sintetico: «caro cardo salutis» «la carne è il cardine della salvezza». Questa frase esprime, in modo magistrale, l’importanza dell’esperienza corporea e il suo significato si chiarisce meglio appena guardiamo alla nostra esperienza umana. Significativa proprio perché i sentimenti, le emozioni e la nostra profonda interiorità si manifesta attraverso la nostra corporeità.
Noi non abbiamo un corpo ma siamo un corpo, destinato non alla disgregazione materiale ma all’espressione massima di tutto il suo potenziale, proprio perché non solo corpo.
Questo seminario, oltre ai momenti di riflessione, analisi e preghiera, è stato una preziosa occasione per un confronto sui diversi stati di vita e per una maggiore conoscenza di sé stessi che, attraverso il confronto e la condivisione, ci offre nuovi ambiti di conoscenza ed esplorazione della nostra umanità.
don Alessandro