Accoglimi, Dio di misericordia

O bontà senza confini,
o amore inesprimibile!
Io mi prostro e con fervore grido a te:
come hai accolto il prodigo e la donna prostituta
che tronavano a te,
così accogli me, Dio di misericordia.
Mi pento dal profondo del mio cuore.
Guarda, o Cristo, le gocce delle mie lacrime,
fonti che sempre sgorgano.
Lava in esse le macchie delle passioni
della mi anima e del mio corpo.
Purifica anche il mio cuore da ogni cattiveria,
poiché essa è la radice e la sorgente del peccato.
Queste radici profonde sradicale, o mio Cristo,
purifica i solchi della mi anima e del mio cuore,
pianta in essi il timore, il timore di te,
o Misericordioso,
e fallo radicare e germogliare affinché salga in alto
e compiendo i tuoi comandi,
si accresca di ora in ora!…
Guarda, Signore, me nudo,
guarda me, lo smarrito, straniero ad ogni bene
e in tutto mendico.
Non ho nulla da dare per comprare te, o Verbo.
Abbi pietà di me, o tu solo, che sopporti i malvagi,
Dio mio!
Che cosa posso trovare di degno nel mondo,
o Dio mio, da offrire come onore a te, creatore di tutto?
o mio Cristo e mio Dio, non mi condannare,
non consegnare alla giustizia colui che molto ti ha offeso,
ma accoglimi come l’ultimo dei tuoi servi
e rendimi degno di servirti su questa terra, mio Salvatore,
di ricevere il tuo Spirito divino, caparra del tuo Regno.
E in cielo fammi godere del tuo banchetto,
della tua gloria.
Che io ti possa vedere, mio Dio,
per i secoli dei secoli!
Amen

Simeone il Nuovo Teologo

Simeone il Nuovo Teologo (949-1022) trascorre i suoi primi 27 anni nella vita mondana e lussuosa che Costantinopoli offriva alle persone vicine alla corte imperiali. Diventato discepolo di Simeone il Pio, a 27 anni si impegna a vivere una vita di ascesi e di preghiera verso l’unione con Cristo. Entra nel monastero di Studion, e poi in quello di San Mamante. Ne diviene il superiore e si sforza – non senza opposizioni – di restaurarvi la vita spirituale. Le sue Catechesi sono un elemento essenziale di questa impresa di riforma e della sua attività di maestro spirituale, pieno di amore verso i suoi confratelli. Nelle Catechesi non teme di usare la prima persona singolare per fare riferimento alla propria esperienza spirituale e così si rende umilmente prossimo dei suoi.