Precisazioni in merito all’impossibilità dello svolgimento della processione di S. Maria di Zuradili

In occasione degli imminenti festeggiamenti

Santa Maria Madre di Dio,

prega per noi peccatori,

adesso!

“Quando le informazioni mancano,

le voci crescono”

Alberto Moravia

Ritengo doveroso intervenire per offrire le necessarie spiegazioni alla Comunità sul programma dei festeggiamenti di Santa Maria di Zuradili e l’impossibilità a realizzare la processione a motivo della Pandemia. Sono infatti pervenuti dubbi e perplessità a cui voglio rispondere con questo scritto.

L’antichissima festa di Santa Maria di Zuradili ci da modo di riflettere, in maniera approfondita e non banale, su come questo appuntamento annuale, caro a tutta Marrubiu, ci rimandi alle origini della nostra comunità parrocchiale. 

 La Pandemia, per il secondo anno, ci costringe a rivedere il tradizionale programma della festa e a rinunciare alla processione al monte, prevista annualmente il primo sabato del mese di maggio. E’ un momento drammatico che non può lasciarci indifferenti ma a collaborare nella stretta osservanza delle norme per il bene di tutti. 

 Il significato profondo della processione e dello scioglimento del voto.

Dopo aver sentito la l’Arcivescovo e la Prefettura, è stato ribadito il divieto assoluto per le processioni, per i rischi che comporta.

A tal riguardo, è bene chiarire che la nostra tradizione prevede, da sempre, almeno nei suoi significati, non che la Madonna sia portata al monte ma che il popolo salga processionalmente al monte, sostenuto nel suo cammino dall’intercessione di Maria, simboleggiata dall’antico simulacro del XVII secolo a noi tanto caro.  Il ruolo della Vergine, infatti, è sempre quello di essere immagine del Popolo di Dio in cammino verso il Monte Santo, la Gerusalemme del cielo. Con la processione al monte noi vogliamo esprimere questa fede: un popolo in cammino, guidato dallo Spirito Santo e sostenuto dall’intercessione di Maria, nostra patrona. La Comunità di Marrubiu, quindi, ogni anno, sale al monte non per portare la Madonna, in quanto è la Madonna stessa che guida il Popolo verso il Monte di Dio. La richiesta di un trasporto del simulacro in forma privata non può essere accolta perché verrebbe meno il senso profondo della processione in se. Per lo scioglimento del voto, infatti è sufficiente la celebrazione dell’eucarestia. L’Autorità ecclesiastica, nella persona del Vescovo, può intervenire per rivedere le forme dello scioglimento mantenendo inalterati i significati del voto. Per cui il voto sarà sciolto, a conclusione della Messa al monte davanti all’immagine della vergine ma senza processione.

 C’è, quindi, il rischio che le stesse manifestazioni di fede si riducano ai soli aspetti esteriori che minano l’essenza, i significati e il senso profondo, fondamento della stessa fede. Centro e vertice dei festeggiamenti di Santa Maria di Zuradili, non è la processione ma la celebrazione dell’eucarestia.

Giovanni Paolo II ebbe ad affermare che la vera fede è tale se diventa cultura, e se non diventa cultura non è interamente pensata, pienamente vissuta e genuinamente accolta.

Tuttavia, credo si debba prestare attenzione al fatto che il valore della fede, quando diventa cultura in tutte le sue manifestazioni popolari molto sentite, non degeneri in una sorta di ideologia culturale che porta a ‘ingessatura’ delle forme, ingabbiando così la pietà popolare dentro un contenitore che la vuole assolutamente fissa secondo schemi e modelli che, pur esprimendo valori di una certa ‘cultura religiosa’, non sono espressione di sensibilità spirituale consona allo spirito del vangelo. In sostanza il valore della fede scada a religiosità generica indistinta.

            Il rischio, in altre parole, è di non poter, nel futuro, attivare un dinamico rinnovamento di forme e di linguaggi per dire, oggi e domani, lo stesso contenuto di fede. La nostra Comunità ha fortemente bisogno di crescere nella comprensione del senso profondo della fede oggi, nel pieno rispetto delle nostre tradizioni più autentiche.

Personalmente, non posso non riconoscere il valore affettivo e anche spirituale con il quale la Comunità di Marrubiu accompagna il simulacro della Vergine al monte come un vero e proprio pellegrinaggio, ma, in questa fase di emergenza sanitaria, considerato il delicato momento che stiamo vivendo, non mi pare opportuno e sensato trasportare un simulacro senza popolo, privando poi la stessa Comunità dell’immagine della Vergine nella celebrazione vespertina del sabato e della domenica. Inoltre, verrei meno a quello alle indicazioni delle Autorità, essendo in “zona rossa”.

Non potendo salire al monte, di conseguenza, non ha senso portare privatamente l’antica immagine della Vergine per celebrare, l’indomani (la domenica), l’Eucarestia in suffragio dei nostri avi e sciogliere il voto alla Vergine per la liberazione dalla peste.

La chiesetta di Zuradili custodisce l’immagine della Madonna donata dagli ex reduci della grande guerra del XX secolo. L’iniziale proposta di trasportare (privatamente e senza processione) a Marrubiu l’immagine che si custodisce nella chiesetta al monte, non sarà più trasportata a Marrubiu per non creare confusione ma, in una delle prossime domeniche del mese di maggio, se le norme lo permetteranno, potremo realizzare questo trasporto per chiedere con forza, alla Vergine la liberazione da questa peste pandemica.

Nelle polemiche di cui sono venuto a conoscenza in questi giorni, intravedo sempre più il rischio e il pericolo che ci si limiti alla forma folkloristica e alla ripetizione di modelli senz’anima e che il cuore della festa venga spostato sempre più margini.  Il folklore fa certamente parte del costume di un popolo e di una determinata tradizione, e come tale va rispettato, ma il ‘fissismo’ vieta di assumere forme nuove di pietà popolare con un linguaggio più attualizzante e comprensibile ai nostri contemporanei.

 Lo stesso Papa Francesco, nella Evangelii Gaudium, dice espressamente che tante forme di pietà popolare “hanno ormai perduto il loro senso e significato e rischiano di essere un omaggio soltanto idolatrico a un passato che non ritornerà più”.  Cosa va conservato e cosa va “attualizzato” nelle nostre processioni? Sicuramente va custodito il grande valore che ha Maria nella Storia della Salvezza, ma quando si separa Maria dal Figlio, si scade, inevitabilmente in una religiosità fine a se stessa. La fede poi, non è solo cultura e tanto meno folklore o ideologia, ma esperienza viva del Signore risorto, che ci permette di leggere nelle vicende del passato la sua forza, in relazione all’oggi del nostro tempo.

 Ciò che deve restare, in altre parole, è il contenuto che si vuole testimoniare, il grande spessore umano e di fede che si accompagna alle espressioni della pietà popolare. Se, invece, si privilegiano gli aspetti esteriori del costume e non si fanno prevalere le forme pratiche di vita in quei necessari adattamenti delle forme e dei linguaggi, il rischio è che si snaturi la processione e la stessa fede. 

 Non possiamo negare che l’impossibilità a realizzare la tradizionale processione al monte ci dispiace non poco, ma non ci è tolta la possibilità di celebrare la festa in una forma straordinaria e di interrogarci, come credenti, su cosa Dio ci stia dicendo in questo momento drammatico della storia.

Da quando sono a Marrubiu, ho potuto vivere con la Comunità solo due volte questo importante appuntamento di fede; ne sono rimasto edificato per la ricchezza spirituale, l’intensità dei sentimenti e il clima fraterno che sprigiona questa ricorrenza.

 E’, certamente, l’appuntamento più sentito, che ci rimanda a fare memoria di quella prima Pasqua, che la Comunità di Marrubiu sperimentò sulla propria pelle, attraverso un doloroso passaggio dalla morte (la peste) alla vita (fuga dal villaggio infetto). In quella prima Pasqua (passaggio), la Comunità fece esperienza di un “esodo”, cifra simbolica di ogni autentico cammino di fede. E, quando si stanziò più a valle, costruì la chiesa parrocchiale, dedicandola alla Vergine di Montserrat, nostra Patrona Massima.

La chiesetta al monte rimane testimonianza e simbolo, che custodisce la culla della nostra Comunità, scampata miracolosamente alla peste, attraverso quel necessario processo di morte al peccato e rinascita alla vita nuova in Cristo.

Sempre nella Evangelii Gaudium, il Papa parla della forza evangelica della pietà popolare come “autentica espressione dell’azione missionaria spontanea del popolo di Dio. La pietà popolare è la vivacità straordinaria del cuore, che entrando in contatto con Dio si accorge della solidarietà, dell’amicizia, della fraternità che deve creare”. Non si fanno le processioni per ostentare l’orgoglio delle nostre tradizioni, ma per diffondere una cultura cristiana che costituisce il rinnovamento della società.

Per questo, nel modificare il programma stabilito, mi preme rassicurare tutti che nessuno ha in mente di stravolgere, cambiare o alterare la tradizione della festa di Santa Maria di Zuradili.

Sono consapevole, seppur indegnamente, del mio compito di guida di questa Comunità in questo momento storico che ci spinge a guardare con più fiducia al futuro e con meno rimpianti al passato.

            Sono certo della comprensione di tutti, chiamati a vivere la fedeltà al nostro tempo con tutte le sfide che essa comporta.

Auguro a me e a tutti voi, cari parrocchiani, che questa edizione straordinaria della festa rinsaldi i nostri legami, ci aiuti ad amarci di più e ci insegni a valorizzare non solo gli aspetti marginali se non, piuttosto, la qualità interiore, umana, spirituale e cristiana che emerge dalle nostre feste e processioni, in quanto genuine espressioni della pietà popolare, destinate a durare nel tempo.

Marrubiu, 29 aprile 2021                                               

don Alessandro Enna