“O Crux benedicta” per meditare e pregare con la musica nei giorni santi

La musica ricopre un ruolo fondamentale nel cammino verso la pasqua di risurrezione. Una carrellata di brani da suggerire per i giorni del triduo.

La musica ricopre un ruolo fondamentale per la meditazione individuale nel cammino verso la pasqua di risurrezione. Infatti, proprio alla croce e alla sofferenza di nostro Signore sono dedicate pagine, tra le più monumentali e intime allo stesso tempo, della più grande letteratura musicale.

Basti solamente pensare alla Matthäus-Passion Johannes-Passion di Johann Sebastian Bach (1685-1750), Die sieben letzten Worte unseres Erlösers am Kreuze [Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce], sino ad arrivare a composizioni contemporanee di grande spessore come, per esempio, Passio et mors Domini nostri Jesu Christi secundum Lucam [Passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca] di Krzysztof Penderecki del 1966 e la Passio Domini nostri Jesu Christi secundum Joannem di Arvo Pärt del 1982. Per non citare gli innumerevoli Stabat Mater, fra i vari quelli di Pergolesi e di Alessandro Scarlatti sino ai più recenti Rossini, Verdi o Poulenc.

La Cappella musicale pontificia sistina, coro polifonico con sede nella Città del Vaticano e rinomato a livello mondiale per le sue interpretazioni del repertorio rinascimentale europeo, ha pubblicato, sotto la direzione di mons. Massimo Palombella, il suo sesto compact disc per l’etichetta tedesca Deutsche Grammophone. In questo caso dedicato alla croce benedetta, con l’intenzione di creare una raccolta ragionata di mottetti cinquecenteschi a servizio della liturgia e ad espressione del mistero della Passione. Tra i vari Vexilla regis prodeunt e Terra tremuit et quievit di Palestrina, Adoramus te, Christe, scritto da Orlando di Lasso, e il brano che designa il nome della raccolta, O crux benedicta, di Cipriano de Rore.

Il triduo in musica

Questa interessante antologia propone un cammino liturgico-musicale avente inizio con l’introito gregoriano Miseréris ómnium, Domine, proprio del mercoledì delle ceneri fino al Regina cœli laetare di Tomás Luis de Victoria, una delle quattro antifone mariane, che si canta a partire dalla domenica di Pasqua fino al giorno di Pentecoste.

Al tempo di quaresima sono dedicati perlopiù brevi composizioni in modo da focalizzare l’attenzione sugli ultimi tre giorni della settimana santa.

Con O sacrum convivium di Palestrina ci apprestiamo al primo giorno del triduo pasquale, il giovedì santo. Questo brano è caratterizzato da un tipo di musica conviviale, di intimo raccoglimento, che funge da presagio al momento in cui Cristo ormai è consapevole di dover portare su di sé le nostre sofferenze, facendosi carico dei nostri dolori per poter essere guariti dalle sue mani. Così recita Vere languores nostros, in questa antologia, con la musica di Tomás Luis de Victoria.

Ci accingiamo ora al venerdì santo, momento centrale di tutto l’anno liturgico in cui l’intera umanità pentita si accinge a venerare il mistero della croce. «Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato» cita il Misérere mei, Deus musicato qui da Costanzo Festa sul Salmo 51.

Dopo una riflessione sui propri peccati, l’umanità si avvicina al momento dell’esaltazione della croce, che viene qui rappresentata dal madrigale O crux benedicta di Cipriano de Rore; miniatura musicale di grande raffinatezza, caratterizzata da lucidi suoni sepolcrali, degna della Crocefissione del Mantegna: «in qua vita mundi pependit, in qua Christus triumphavit, et mors mortem superavit in aeternum».

Le dissonanze

In che modo è possibile trasmettere attraverso la musica «li duri & aspri tormenti della passione»?

Non esiste in merito un modo “giusto” oppure “sbagliato”, è bene quindi ascoltare e lasciarsi trasportare dai vari metodi impiegati dai compositori stessi, che utilizzano per fare «lacrimosa la compositione».

In primis la scelta del modo ecclesiastico più adeguato, ossia la scelta di una scala tra le varie in modo da poter creare gli affetti necessari a rappresentare l’immagine che il testo indica. Normalmente si tratta del quarto tono la cui armonia è «lamentevole, mesta e dogliosa», ciò viene confermato anche da Athanasius Kircher il quale afferma «affectus, planctus, sollicitudinis, calamitatis, omnis generis ad miserias exprimendas apta pathemata excitat».

A seguire, un ruolo di fondamentale importanza è dato dalle dissonanze ovvero la capacità che possiedono alcuni intervalli e accordi musicali di produrre un effetto non gradevole. Luzzasco Luzzaschi, rinomato organista e compositore cinquecentesco, ci indica in modo chiaro la loro funzione e l’importanza essenziale del testo sacro «[…] anche talora una dissonanza, quantunque artificiosa, purché rappresenti ciò che significano le parole […]».

La dissonanza ha il compito di “disturbare” noi ascoltatori, essendo essa posta tra due consonanze, inducendoci a prestare una particolare attenzione.

L’utilizzo della dissonanza per tradurre musicalmente «li duri & aspri tormenti» viene incrementato nella generazione di madrigalisti successiva a quella presentata in questa raccolta, tra i quali il Principe, Carlo Gesualdo da Venosa, maestro delle dissonanze e dell’imprevedibilità del decorso armonico.

In conclusione, essendo la musica uno strumento donatoci da nostro Signore per lodarlo con inni e cantici spirituali, non dobbiamo dimenticare la sua forza emotiva nell’aiutarci a comprendere appieno il mistero della Passione di Cristo e comprendere che, con parole di Paul Claudel: «Le Fils de Dieu n’est pas venu pour détruire la souffrance, mais pour souffrir avec nous. Il n’est pas venu pour détruire la croix, mais pour s’étendre dessus». [Il Figlio di Dio non è venuto per distruggere la sofferenza, ma per soffrire con noi. Non è venuto per distruggere la croce, ma per giacere su di essa.]