Dopo la celebrazione della resurrezione del Signore, nella notte di Pasqua, la gioia del Mistero celebrato si prolunga per 50 giorni, la “cinquantina pasquale” che culminerà nella grande solennità di Pentecoste, in cui faremo memoria del compimento della promessa: il dono dello Spirito Santo.
In tal modo, la festa di Pasqua preparata da quaranta giorni, la quaresima, ci ha preparati ad accogliere il dono della salvezza, con un cammino di discernimento e di conversione: un tempo per interrogare il nostro cuore e per sgomberarlo dai pesi inutili, in modo da renderlo più libero di accogliere il dono della Pasqua del Signore.
In questi cinquanta giorni pasquali, l’itinerario propostoci dal lezionario è duplice: da una parte (e sono le prime domeniche) le letture ci invitano ad approfondire il senso di quella resurrezione, esplorandone gli effetti attraverso i racconti delle manifestazioni del Risorto ai discepoli; dall’altra parte (e sono le ultime domeniche), proponendoci un percorso di preparazione ad accogliere il dono dello Spirito. Dunque: approfondimento del mistero della resurrezione e preparazione a riceverne il compimento, nel dono dello Spirito santo, a Pentecoste.
In questa prima parte del tempo pasquale, allora, il percorso che la liturgia ci suggerisce vorrebbe essere quello di approfondire ciò che abbiamo celebrato la notte di Pasqua. Abbiamo cantato che Cristo è risorto, abbiamo accolto la luce nuova, simbolo della nuova vita, sgorgata dal sepolcro… Ma perché questo non si riduca a parole ed emozioni; affinché entri e trasformi un po’ della nostra vita, abbiamo di rimetterci in cammino, di riascoltare quello che è stato il cammino di comprensione dei discepoli. Quei discepoli che, dispersi dalla passione, si sono pian piano ritrovati e ricostituiti in comunità, attratti e compaginati dal Risorto.
Il tempo pasquale pertanto si presenta come un “tempo forte” in cui la tensione pastorale e spirituale delle Comunità dovrebbe rimanere sempre alto.
I testi della Sacra Scrittura, come vedremo, delineano un cammino di rinascita comunitaria a partire proprio dalla Risurrezione di Gesù.
Dobbiamo cogliere un primo tratto fondamentale in tutta la vicenda post-pasquale della chiesa: ciò che ha risvegliato in quegli uomini e in quelle donne qualcosa che li ha rimessi in marcia non è tanto “il fatto della resurrezione”, anche perché a quel “fatto”, nessuno ha assistito.
La resurrezione di Gesù è avvenuta nel nascondimento più totale, nell’intimità – potremmo dire – del Padre con il Figlio. Si è trattato di un momento di estrema intimità; atmosfera che l’antica liturgia romana sapeva ben evocare, con la scelta dell’antifona d’introito del mattina di Pasqua, che canta un versetto del Sal 139 (v. 18), secondo una lezione attestata dalla LXX e dalla Vulgata: “Sono risorto e sono ancora con te”. Dopo la notte pasquale, con tutta la sua intensità di gesti e di parole, nel mattino di Pasqua tutto sembra placarsi e ridursi a semplice sussurro, con queste semplici parole che il Figlio dice al Padre, quasi stupito: “Sono risorto e sono ancora con te”.
I discepoli dunque non ripartono dal fatto… Di quello vedranno solo la tomba vuota; un’assenza che, di per se stessa, non provocherà in loro grandi effetti. Tutto potrà ricominciare perché il Signore risorto si manifesta; ed è quello che i vangeli ci raccontano negli ultimi capitoli.
Manifestazioni diverse l’una dall’altra, e difficili da narrare… Si nota infatti in questi capitoli finali tutta la fatica di rendere conto di tale processo. Cosa hanno visto i discepoli? E soprattutto: Come?
Cosa dobbiamo dunque intendere per “manifestazioni del Risorto”? Si tratta di un evento che ogni racconto tenta di narrare con parole sue. E soprattutto un evento la cui veridicità si misura dagli effetti, dalle tracce che essa lascia in coloro che l’hanno vissuto.
Anche noi diventiamo credenti perché il Risorto si manifesta. Ma non si tratta di una manifestazione eclatante e portentosa. Come per i discepoli, anche per noi, sono gli effetti, la nostra vita, mostrare l’avvenuto incontro con il Risorto. Ed è su questi effetti, su queste tracce lasciate nella nostra vita concreta, che noi potremo conoscere che il Signore ci ha visitati con la potenza della sua resurrezione, e che questa non è un mito o una vaga illusione, ma una realtà.
Per questo, al fine di approfondire il senso della Pasqua per noi credenti oggi, riprendiamo, per tutto questo Tempo Pasquale la “lectio divina” a cadenza settimanale.
Si tratta, come abbiamo ribadito più volte, non di una serie di catechesi, quanto piuttosto di un confronto pregato con la Sacra Scrittura, in particolare con i testi domenicali. Ecco perché la lectio sarà fatta dopo aver esposto l’eucarestia e aver invocato, nel silenzio, la forza rivelatrice dello Spirito Santo. La lectio divina costituisce il metodo di preghiera che affina ed educa la capacità di ascolto di Dio che parla!
Il calendario delle lectio settimanali, è il seguente:
Ø Giovedì 8 aprile ore 19.00
Ø Sabato 17 aprile ore 21.00
Ø Giovedì 22 aprile ore 19.00
Ø Giovedì 29 aprile ore 19.00
Ø Giovedì 6 maggio ore 19.00
Ø Giovedì 13 maggio ore 19.00
Ø Giovedì 20 maggio ore 19.00
Ø Giovedì 27 maggio ore 19.00
don Alessandro