Il rischio deplorevole e pericoloso del ricorso a malefici e ‘fatture’

In questi ultimi due anni, specialmente a seguito della benedizione delle famiglie, ma anche di recente, sono stato coinvolto in situazioni legate non solo dalla pericolosa pratica dell’occulto, ma anche dal dolore e dalla sofferenza di diverse persone (spesso interi nuclei familiari) che sono state oggetto di ‘malefici’ e fatture.
A tal proposito, qual’è la posizione della Chiesa? dobbiamo snobbare la questione e fare gli schizzinosi liquidando il discorso a pratiche di altri tempi?
In alcuni casi ho toccato con mano situazioni che sanno dell’incredibile e dell’irrazionale.
Certamente, quando la cultura e il sano desiderio di conoscere e confrontarsi con la realtà attuale viene meno, il ricorso anche a pratiche superstizione e in alcuni casi anche al mondo dell’occulto, è dietro l’angolo.
Se a questo si aggiunge una malsana ‘religiosità’ che ha poco di fede, spesso anche infarcita di pratiche devozionali per i Santi e per la Madonna, anche di praticanti, il piatto pericoloso è pronto per essere servito.
L’articolo che segue offre uno spaccato generale del triste fenomeno presente in diverse Comunità parrocchiali dove, a prima vista, sembrerebbe ricontrarsi un sincero desiderio di Dio e del bene. Quando questo desiderio si coniuga con una forte esclusione dei fratelli dall’orizzonte della propria vita, con sentimenti di profondo rancore e desiderio di rivalsa e di invidia, allora, per i sedicenti credenti, occorre correre ai ripari per una qualità della propria vita non solo in termini spirituali ma legata ad una sana e spesso civile convivenza umana.
Il rimedio a tutto ciò, proposto da noti esorcisti è legato alla Tradizione cattolica mediante:

  1. riscoperta della salutare pratica della preghiera fondata sulla lettura e meditazione del vangelo;
  2. ricoperta della forza terapeutica del sacramento della Riconciliazione;
  3. celebrazione dell’eucarestia domenicale, non come precetto da soddisfare, ma desiderio personale di incontro con Gesù che con la sua parola e il corpo, guarisce la nostra vita dal male e ci associa alla sua vittoria pasquale;
  4. ricorso all’intercessione di Maria, mediante una sana spiritualità che non va alla ricerca dello straordinario o del ‘miracolo’, ma alla richiesta della grazia dell’incontro vero con Gesù, figlio benedetto del suo seno.

Se dopo aver attraversato questi passaggi, in modo sincero, persistono con insistenza difficoltà e disturbi, attribuiti a forme di malefici fatti o ricevuti, può essere opportuno il ricorso alla figura dell’esorcista, riconosciuto dalla Chiesa e nominato dal vescovo. Prima ancora però va sempre comunque verificata l’esclusione di disturbi psichici attraverso manifestazioni paranoiche, ossessioni, sospetti permanenti di diverso genere ed eccessi di alternanza dell’umore, mediante il ricorso ad un serio specialista nell’ambito psichiatrico.

don Alessandro

Il termine «maleficio» deriva dalla parola latina malum facere (= fare del male).
Per maleficio s’intende «l’azione del demonio di nuocere fisicamente o moralmente a una persona o ai suoi beni, per via preternaturale, attraverso un essere umano che prende il nome di “operatore malefico” in quanto si presta a collaborare con il demonio stesso».
Il maleficio non consiste in una mera credenza superstiziosa, fondata su racconti popolari, ma è una realtà le cui dinamiche, oltrepassando i limiti della natura umana, sconfinano nel mondo demoniaco. I malefici sono di molteplici forme e fatti per mezzo di oggetti opportunamente preparati e confezionati a questo scopo con dei riti che si tramandano da secoli.
L’operatore malèfico assume una forte funzione strumentale nelle mani del demonio, il quale si serve di persone che si prestano ai suoi sinistri disegni, per provocare sulla vittima designata, uno straordinario e diretto influsso, caratterizzato dalla comparsa di fenomeni effettivamente inspiegabili in termini puramente naturali. Dunque, non è l’operatore malefico che usa il demonio, ma è il demonio stesso che si serve di lui, sempre ovviamente per mezzo del libero arbitrio dell’operatore malefico. I malefici sono una testimonianza drammatica della possibilità a cui può giungere l’azione del demonio quando l’uomo si presta a collaborare volontariamente con lui per fare del male agli altri.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n.° 2117, valutando le pratiche di magia e di stregoneria da un punto di vista morale, afferma testualmente: «Tali pratiche sono ancor più da condannare, quando si accompagnano a una intenzione di nuocere o quando in esse si ricorre all’intervento dei demoni». È vero che il mondo dell’occultismo è pieno di millantatori, il cui unico potere è la chiacchiera e la furbizia; però, non ogni esercizio di pratiche occulte è sempre riconducibile a sfruttamento della credulità popolare. Alcuni operatori dell’occulto che a differenza dei semplici imbroglioni sono realmente collegati con il mondo demoniaco, ricorrono all’intervento del demonio e possono talvolta attivare realmente nei confronti di altre persone quella sua particolare azione detta “straordinaria”, dalla quale ci si può difendere con una vita di grazia, di preghiera e la pratica dei Sacramenti, e che nei casi più gravi può richiedere anche l’aiuto degli esorcismi della Chiesa.

Chi ha frequentato il mondo dell’occultismo o è stato fatto oggetto di ritualità malefiche da parte di altri, non subisce automaticamente e infallibilmente un influsso diabolico straordinario, tuttavia, il rituale degli esorcismi, come anche la nostra esperienza di esorcisti conferma che l’attività degli “operatori dell’occulto” può produrre talvolta gravissimi effetti, aprendo “brecce”, per così dire, al demonio, perché possa esplicare la sua azione straordinaria. Il maleficio rientra tra gli interventi straordinari del demonio, come l’infestazione, la vessazione, l’ossessione o la possessione diabolica: tutte realtà sulle quali gli esorcisti sono autorizzati a intervenire. Tuttavia al momento del discernimento gli esorcisti non si basano esclusivamente sulle parole di chi li interpella, ed è magari convinto di essere vittima di maleficio; esaminano, piuttosto, se vi sono segni preternaturali inequivocabili -che non siano cioè frutto di frodi né siano generati dalla sprovvedutezza della persona- che sembrano indicare la reale necessità di intervenire. Tra le norme da osservare con chi viene esorcizzato dal demonio, contenute nel Rituale Romanum, troviamo delle indicazioni esplicite riguardo il maleficio . Non è contrario alla ragione, la possibilità che, attraverso un maleficio, si produca un influsso straordinario da parte del demonio, sia sotto forma di possessione diabolica, sia in termini di infestazione locale, di ossessione o di vessazione diabolica. San Tommaso D’Aquino, ne parla nella Somma Teologica Suppl., q. 58 a. 2: «Alcuni affermano che il maleficio esiste solo nella credulità della gente, che attribuisce al maleficio effetti naturali le cui cause sono occulte. Ma questo è contro l’insegnamento dei Santi Padri, i quali scrivono che i demoni hanno potere sui corpi e sull’immaginazione dell’uomo, secondo la permissione di Dio. Ecco perché i fattucchieri con il loro aiuto possono fare dei malefici… noi crediamo che ci sono angeli caduti dal cielo, i demoni, i quali per la sottilità della loro natura possono molte cose che noi non possiamo. E quelli che li inducono a fare queste cose sono chiamati “fattucchieri”». L’espressione fattucchieri deriva dalla parola fattura, perché l’operatore malefico agisce in cooperazione con il demonio per mezzo di oggetti opportunamente preparati e confezionati a questo scopo, con dei riti che si tramandano da secoli.

Nella Summa contra gentiles (lib. III, cap. 105), San Tommaso aggiunge: «Se i maghi riescono talvolta a produrre determinati effetti, questi derivano da quell’essere intelligente cui il mago indirizza le parole. Le arti magiche devono la loro efficacia non ad un agente naturale, bensì ai demoni che rendono efficaci le opere della magia». In pratica San Tommaso affermava che se gli effetti ottenuti dalle pratiche occulte, non possono spiegarsi con le cause usate, queste ultime rappresentano segni convenzionali di cui si servono i demoni per compiere ciò che la causalità naturale non è in grado di realizzare.
Una dichiarazione molto autorevole sul maleficio, è quella della Conferenza Episcopale Toscana la quale, nel 1994, emise una nota pastorale che riscosse grande successo, al punto che si diffuse anche fuori Italia e fu tradotta in molte lingue, dal titolo: A proposito di magia e di demonologia. Riferendosi alla varie forme dell’occultismo, nel documento si afferma esplicitamente, nel caso di maleficio, che «non si può escludere, in pratiche di questo genere, una qualche partecipazione del gesto malefico al mondo demoniaco, e viceversa». Il testo è stato nuovamente riproposto nel 2014 dai Vescovi Toscani preceduto da alcune indicazioni pastorali e norme su «Esorcismi e preghiere di guarigione».
I redattori del più recente rituale degli esorcismi, promulgato nel 1998 e ristampato in seconda edizione nel 2004, si rendevano conto che l’argomento “maleficio” è assai delicato e se non trattato con la debita prudenza e le dovute avvertenze, corre facilmente il rischio di suggestionare o favorire la superstizione in lettori non avveduti, pertanto alla norma n.° 15 dei Prænotanda si afferma: «L’esorcista sappia distinguere bene i casi di aggressione diabolica da quelli derivanti da una certa “credulità” (nella seconda edizione in latino del Rito degli Esorcismi del 2004, si dice a falsa opinione [da quella falsa opinione]), che spinge alcuni, anche tra i fedeli, a ritenersi oggetto di malefici, sortilegi o maledizioni fatti ricadere da altri su di loro o sui loro parenti o sui loro beni. Non neghi loro l’aiuto spirituale, ma eviti assolutamente di ricorrere all’esorcismo». Questa norma, a una lettura superficiale, sembrerebbe apparentemente negare la possibilità che il maleficio possa produrre talvolta realmente qualche effetto nefasto, ma non è così: sta semplicemente invitando l’esorcista a distinguere una persona realmente attaccata in maniera straordinaria dal demonio attraverso un maleficio, da quei casi in cui invece la persona ha l’opinione sbagliata di essere vittima di un maleficio, che in realtà non gli è stato fatto. È evidente che se l’esorcista individua segni che lo rendono certo moralmente di un’azione straordinaria del demonio su un fedele, procederà, «per quanto possibile, con il consenso di quel fedele» , all’esorcismo.
Spiega fra Benigno Palilla, esorcista in diocesi di Palermo: «Pensare che il n.° 15 dei Prænotanda consideri il maleficio sempre e in ogni caso frutto di una credenza popolare priva di ogni fondamento, significherebbe affermare che il (nuovo) rituale degli esorcismi considererebbe frutto di credulità popolare la convinzione che troviamo presente nel Catechismo della Chiesa Cattolica, secondo la quale esistono maghi che rivolgendosi all’intervento dei demoni, nuocciono agli altri. Tale convinzione soggiace a quanto è detto nel n.° 2117, allorché il Catechismo della Chiesa Cattolica, valutando le pratiche di magia e di stregoneria da un punto di vista morale, afferma testualmente: Tali pratiche sono ancor più da condannare, quando si accompagnano a una intenzione di nuocere o quando in esse si ricorre all’intervento dei demoni. Nessuno penserà che i Prænotanda vogliano prendere posizione contro una tale affermazione».

padre Francesco Baamonte