I numeri delle persone che fanno ricorso ai servizi offerti dalla rete si inseriscono in un andamento pluriennale impietoso.
Crescono i numeri delle persone che fanno ricorso ai servizi offerti dai 3.124 centri della Caritas Italiana dislocati nelle duecentosei diocesi in tutte le regioni italiane. Nel 2023 sono state 269.689, il 5,4% in più rispetto all’anno precedente, si legge nel nuovo report statistico nazionale La povertà in Italia. Il valore dell’incremento è in diminuzione rispetto agli anni colpiti dalla pandemia e dalle sue conseguenze, ma si inserisce in un andamento impietoso: in cinque anni a partire dal 2019 l’aumento è pari addirittura al 40,7%. In più, gli assistiti sono spesso mossi da esigenze di tipo familiare, per cui si può dire che Caritas si prende carico di circa il 12% delle famiglie in stato di povertà assoluta.
Secondo i dati dell’Istat riferiti al 2023, il 9,8% della popolazione italiana vive in uno stato di povertà assoluta, un numero che corrisponde a circa 5.752.000 residenti e 2.234.000 famiglie. Ormai è un fenomeno strutturale, giunto oggi ai massimi storici. Si tratta di persone che non hanno il minimo necessario per vivere dignitosamente perché impossibilitati ad accedere a un paniere di beni e servizi essenziali, come il cibo, il vestiario, l’abitazione, le spese sanitarie.
Nei centri di ascolto e servizi delle Caritas diocesane e parrocchiali, si rafforzano le povertà intermittenti e croniche che riguardano quei nuclei che entrano ed escono dalla condizione di bisogno o che permangono da lungo tempo in condizione di vulnerabilità: una persona su quattro è infatti accompagnata da cinque anni e oltre. In generale, sono per lo più individui con domicilio (80,8%) e con figli (66,2%, il 56,5% se si considerano i minori). È importante dunque considerare che a questi circa centocinquantamila nuclei familiari corrispondono altrettanti o più bambini e ragazzi in stato di grave povertà, soprattutto nelle regioni meridionali.
Tra gli assistiti c’è un livello di istruzione basso, visto che i due terzi vanno dall’analfabetismo al titolo di licenza media, e una forte fragilità occupazionale, che si esprime soprattutto in condizioni di disoccupazione (48,1%) e di lavoro povero (23%). I bisogni sono, come di consueto, prevalentemente di ordine materiale, conseguenti a uno stato di debolezza economica per situazioni di reddito insufficiente o di totale assenza di entrate.
Ma la povertà è un fenomeno multidimensionale: più della metà dei beneficiari ha manifestato anche necessità occupazionali e abitative, problematiche familiari (separazioni, divorzi, conflittualità di coppia), difficoltà legate allo stato di salute (disagio mentale, problemi oncologici e odontoiatrici) o ai processi migratori. Infine, crescono consistentemente le persone sostenute dalla rete delle Caritas senza dimora, che passano dalle 24.054 del 2021 alle 34.554 del 2023, e quelle anziane, aumentate dal 7,7% del 2015 al 13,4% del 2023.