Conclusione dell’anno pastorale. Testo della Lectio conclusiva di Luca Colacino

Il mese di ottobre dello scorso anno, guidati dall’icona biblica del Vangelo di Marco 1,40-45 “Signore se vuoi puoi purificarmi”, abbiamo iniziato in Parrocchia un nuovo percorso basato sull’ascolto e la meditazione settimanale della Parola che ci ha permesso di alimentarci e di dissetarci, trovando in questa Parola, quella forza e quel sostegno per riconoscere ogni forma di sterilità e di lebbra che compromette il cammino di ciascuno di noi e dell’intero corpo ecclesiale.

Vogliamo ringraziare le tante persone che ci hanno offerto il servizio alla Parola: laici, coppie di sposi, preti, religiosi e anche qualche giovane, presenza assai rara nel campo dell’evangelizzazione. Giovedì 6 giungo, è stato proprio un giovane, Luca, a proporci l’ultima lectio, prima della pausa estiva. Ha parlato a noi adulti ma anche a diversi ragazzi che si sono uniti nella nostra preghiera.

È possibile rileggere il testo della sua lectio nell’allegato a questa news.

Grazie a tutto questo abbiamo goduto della preghiera silenziosa, nell’adorazione e nella comune intercessione, pregando gli uni per gli altri, abbiamo sperimentato insieme quella forza e quell’energia che solo la Parola può risvegliare in ciascuno.

La conclusione di questo anno pastorale, sarà caratterizzata dal conferimento delle Cresime da parte di padre Roberto, nostro Arcivescovo alle ragazze e ai ragazzi del gruppo Davide, che completeranno il loro percorso di iniziazione cristiana, iniziato col Battesimo.

La Comunità che da anni li segue, ora li affida alla forza dello Spirito Santo, maestro interiore della vita, perché possano, nella vita stessa, riconoscere le tracce dell’invisibile che tutto ricrea e tutto rinnova.

Vorrei invitare tutti i Collaboratori e tutta la Comunità a concludere con l’eucarestia il percorso spirituale di quest’anno, lunedì 24 giugno 2024, alle ore 19:00 nella solennità di san Giovanni Battista, ritrovandoci insieme per ringraziare e benedire il Signore per le tante opportunità di crescita che abbiamo condiviso.

La pausa estiva, che prevede il rallentamento di tutte le attività pastorali, sarà un tempo di riposo, di distensione ma anche di personale esercizio dello Spirito, che ci guida non solo come comunità ma anche come singoli, ciascuno con la sua storia, le sue speranze e le sue lotte.

Il Signore che ci conosce fino in fondo, disponga per ciascuno opere e giorni secondo la sua Santa Volontà.

don Alessandro

Lectio Divina, Mc 3:20-25

Lettura del vangelo

Gesù entra a casa e si raduna di nuovo tanta folla che non potevano neppure mangiare il pane. Allora i suoi, sentito questo, vennero a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Anche gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. 


In verità vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Quelli, infatti, dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».


Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

Lectio Divina

Buon pomeriggio! È molto bello essere qui con voi oggi a concludere questo percorso di catechesi che avete fatto quest’anno. Don Alessandro mi ha raccontato di tutte le persone che hanno condiviso le loro riflessioni in questi momenti di preghiera e di come avete vissuto dei momenti di fede e di grazia significativi. Vi dico la verità: nel vedere voi oggi, che per un anno avete cercato di essere qui il giovedì per adorare il Signore e pregare con la sua Parola, e vedendo anche alcuni dei ragazzi che ho conosciuto a Lisbona l’anno scorso, quasi quasi preferirei piuttosto ascoltare ed imparare da voi! Ma comunque accetto con tanto piacere l’onore di poter offrire qualche riflessione sul vangelo che abbiamo letto oggi, un vangelo molto ricco ma anche in qualche modo strano.

Don Alessandro mi ha detto che quest’anno pastorale vi siete concentrati sulla preghiera del lebbroso a Gesù: “Signore se vuoi puoi purificarmi.” Allora vediamo cosa ancora ha da dirci il Signore al riguardo con questo bravo che abbiamo ascoltato oggi.

Signore, prima ancora di iniziare le nostre meditazioni sulla tua Parola, ti ringraziamo per la tua presenza. Grazie Gesù perché tu non mandi mai la tua Parola senza la tua presenza. Oggi specialmente ti ringraziamo della tua presenza con noi, non solo nello Spirito, ma anche con il tuo corpo e tutta la tua persona presente nel Sacramento dell’Eucaristia. Signore donaci la fede per accoglierti. Parlaci, Gesù, siamo in ascolto.

Vi devo fare una confessione. Spesso, pensavo alla lectio divina solamente come un esercizio dell’immaginazione: “immagina di essere lì con Gesù,” ‘immagina che Gesù stia parlando proprio a te.” Ma no! Mentre mi preparavo per questa lectio divina, riflettevo sul fatto sarebbe avvenuto mentre il Santissimo era esposto, e allora mi sono dovuto correggere. La lectio divina non è mai solo un esercizio dell’immaginazione, è un’esperienza reale della presenza di Cristo con noi! In particolar modo, Gesù è qui in mezzo a noi nel Sacramento dell’Eucarestia e ci sta parlando con la sua parola! Allora ascoltiamo cosa ha da darci.

“Gesù entra a casa e si raduna di nuovo tanta folla che non potevano neppure mangiare il pane.”

La prima cosa da notare è che il vangelo di oggi ci porti ad essere partecipi di questo episodio nella vita di Gesù che si svolge non per strada, non sulle rive della Galilea, neppure al tempio, ma a casa.

Ora, Signore, noi siamo a casa con te.

La domanda che dobbiamo farci è perché questo episodio si svolge in casa?

La casa è un luogo di intimità, è simbolo di rifugio, di sostegno, di difesa, di appartenenza. Possiamo pensare alla casa in varie dimensioni: in senso stretto, pensiamo alla casa in riferimento alla sfera domestica e alla nostra famiglia, in senso allegorico, pensiamo alla casa in relazione alla Chiesa che è la casa del Signore e del suo popolo, ma possiamo pensare alla casa anche in senso metaforico per parlare di tutte quelle relazioni di amicizia con persone a noi care. Ad esempio, non avete mai detto a qualcuno: “con te mi sento a casa”?

Ecco la casa è una dimensione fondamentale della nostra vita.

Eppure, proprio la casa, quella delle nostre famiglie come quella della Chiesa, può diventare un luogo in cui si formano le gelosie e le inimicizie più profonde, in cui non regna la pace ma il conflitto, in cui non trionfa la tenerezza ma l’orgoglio, in cui non troviamo gioia ma disperazione.

Gesù, quindi, nel mezzo del suo ministero di guarigione, molto volte rientra dal tempio, dalle strade, dalle piazze pubbliche, ed entra in casa. Perché?

Vi svelo fin da subito la risposta che poi continueremo ad approfondire: perché il Signore vuole guarire e purificare tutto nella nostra vita, soprattutto la sfera più intima che è quella della casa!

Non so voi, ma a me è risultato sempre un po’ strano l’inizio di questa storia nel vangelo perché sembra darci un dettagli totalmente inutile, ci dice che quando Gesù era a casa si radunò talmente tanta folla che non potevano neppure mangiare. In realtà il testo originale in greco dice addirittura “non potevano neanche mangiare il pane.” Il problema di questa casa non era il suo affollamento di per sé, ma il fatto che l’affollamento faceva in modo che questa casa non funzionasse più come casa. Perché una casa in cui non si può mangiare, non è una casa ma un dormitorio.

Però, come accade spesso nei vangeli, questo dettaglio che all’inizio sembra totalmente inutile ci porta al cuore della questione. Il pane che queste folle non riescono a mangiare dovrebbe ricordarci del pane eucaristico.

Signore, sei tu che ci dici, “Io Sono il Pane della Vita.”

Questo pane eucaristico, che non è più pane ma è ora interamente Cristo, oltre ad essere il Sacramento attraverso cui ci uniamo al sacrificio di Gesù sulla croce offrendoci al Padre nell’unione dello Spirito Santo, è anche il sacramento di comunione: comunione con la vita stessa di Dio che è vissuta in uno scambio di amore eterno tra il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo, ma comunione anche con i nostri fratelli e sorelle nella fede che insieme a noi si sono immersi in questo mare immenso che è la vita stessa di Dio! Ecco l’apice della purificazione e della guarigione che il Signore vuole operare in noi: comunione!

Come la casa in cui si trova Gesù in questo episodio, anche le nostre case possono diventare luoghi così affollati di paure, di ferite, di peccato (il nostro prima e poi anche quello degli altri) che non riusciamo neanche più a mangiare, a ricevere quel pane che sazia la nostra fame: non riusciamo più ad essere in comunione. Sì, magari continuiamo a salutarci per educazione, ma non siamo più disposti a condividere la nostra vita, e le parti più intime della nostra vita, con le persone a noi care.

Proprio con questa immagine della casa e del pane, quindi, Signore tu ci vuoi portare nel cuore della questione della guarigione che desiri per l’umanità intera. Ecco, Gesù, tu desideri purificare il nostro amore, da un amore incurvato in se stesso ad un amore aperto, anzi spalancato, verso di te e verso il nostro prossimo. La tua è una guarigione verso la comunione.

La casa, per molti di noi è un luogo pieno di bei ricordi, di belle emozioni, di sicurezza e di pace, ma magari è allo stesso tempo il luogo in cui abbiamo ricevuto le ferite e il dolore che ci segnano più in profondità. Sono le persone a cui teniamo di più che ci deludono e ci feriscono in maggior modo. Sono anche le nostre debolezze umane che causano incomprensioni e ci fanno ferire i nostri amici, i nostri famigliari, i nostri mariti e le nostre mogli.

Signore, tu conosci il dolore di essere incompreso. Abbiamo appena letto che sono proprio i tuoi famigliari che, all’inizio del tuo ministero di misericordia in cui iniziavi a guarire tutti coloro che venivano a te, ti vennero a prendere dicendo “È fuori di sé!” Ah, il dolore di non essere capito, di non essere supportato, di non essere difeso; il dolore di avere i nostri cari vergognarsi di noi. Il dolore di essere incompreso dai nostri amici.

Signore, queste ferite ci fanno chiudere il cuore. Tu stesso dissi ai tuoi discepoli “A causa del moltiplicare delle ingiustizie, l’amore di molti si raffredderà” (Mt 24,12). Gesù, quale male più grande può capitare all’uomo di quello di non riuscire ad amare? Ma per questo siamo stati creati: per amare con un amore che ci unisce in comunione con te e con quelli che ci sono intorno. Allora con coraggio ti chiediamo “Signore, se vuoi puoi purificarci.”

Sapete come ci fa guarire il Signore dalle ferite nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nelle nostre chiese e nelle nostre amicizie? Facendoci entrare in casa sua, nella casa del Padre suo, come fece entrare la folla in Galilea. Le delusioni che possiamo aver avuto nelle nostre case o nelle nostre chiese non hanno mai l’ultima parola con Gesù. Lui vuole guarire tutto facendoci fare prima esperienza della casa del Padre.

Ma come possiamo trovare questa casa del Padre? Questa domandi, in varie forme, ci crea così tanto turbamento, o per lo meno lo ha creato in me per tutta la mia adolescenza. Come possiamo finalmente sapere la strada per arrivare al luogo in cui apparteniamo? Come possiamo trovare il nostro posto nel mondo? Spesso ci sentiamo come particelle che fluttuano nell’universo senza un significato per cui vivere, senza uno scopo, senza un senso di appartenenza. Allora mi vengono in mente le parole di Sant’Agostino che in preghiera disse al Signore, “Tu ci hai creati per te stesso, e il nostro cuore è inquieto fino a quando non trova pace in te.”

Ecco, forse la strada per arrivare alla casa del Padre è proprio il nostro cuore inquieto che se ascoltato ci conduce alla tua Parola che dice che nel battesimo “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori attraverso lo Spirito Santo che ci è stato dato!” (Rm 5,5). Non siamo più orfani, ma figli e figlie di Dio! Abbiamo trovato la nostra casa!

Gesù hai fatto del nostro cuore la casa del Padre così che nella preghiera, ritirandoci nel posto segreto del nostro intimo, possiamo trovare la certezza di essere a casa con te. Noi, Signore, apparteniamo a te; in te siamo guariti, in te siamo perdonati, in te siamo conosciuti, capiti, difesi, abbracciati. In te siamo amati eternamente con un amore che è più forte della morte. Questa è la nostra appartenenza, questo è il nostro destino. Questo è l’amore che può guarire le nostre chiese e le nostre famiglie. Questo è l’amore che ci purifica e che realizza nella nostra vita la comunione.

Il Signore, accusato di scacciare i demoni per mezzo del capo dei demòni, ci fa notare che una casa divisa in se stessa non potrà restare in piedi. Ecco perché il suo regno è un regno che non avrà mai fine, come recitiamo nel Credo: perché la casa del Signore è una casa che durerà in eterno; perché è una casa non di divisione, ma di comunione.

Subito però Gesù ci parla di un’altra casa, quella di un uomo forte, che la tradizione dei padri della chiesa ha identificato con il diavolo, il padre della divisione e della discordia. Gesù si rende conto che, come dice san Paolo, “La nostra battaglia non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Efesini 6,12). In altre parole, le persone che ci feriscono non sono i nostri nemici; il diavolo lo è. Questo è l’uomo forte che Gesù ha dovuto legare per fare in modo di strappare noi dalla sua casa e portarci nella casa del suo Padre, o come dice San Pietro “nel regno della sua meravigliosa luce” (1 Pt 2:9).

Ecco, la vittoria che Gesù ha ottenuto per noi contro il diavolo, una vittoria ottenuta attraverso la sofferenza, il dolore, la passione, la morte. Fratelli e sorelle, questo non lo dico solamente perché siamo cristiani e dobbiamo far menzione della croce, ma lo dico affinché alla fine di questo percorso di catechesi, possiamo considerare insieme ancora una volta il prezzo a cui siamo stati riscattati! Ragazzi, mi riferisco soprattutto a voi: quando attaccheranno il vostro valore, ricardatevi quale sia il prezzo a cui siete stati riscattati. Voi valete la vita che Gesù ha dato sulla croce, valete la vita stessa di Dio!

Gesù, grazie di esser morto per liberarci dal dominio del peccato, delle nostre passioni, dal regno delle tenebre, dalla morte, e dalle false accuse del diavolo. Grazie di averci dato una nuova logica, la logica della misericordia e del perdono. Grazie della dignità infinita che hai dato alle nostre vite morendo in croce per noi.

Vorrei finire, dedicando un ultimo commento sulle parole di Gesù: “tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna.”

Ecco il segreto della purificazione profonda delle nostre vite, delle nostre case, delle nostre chiese: il perdono. “Tutto sarà perdonato!” Tutto. Il Signore ci dice tutto!

L’unico peccato che non sarà perdonato è la bestemmia contro lo Spirito Santo. Ma che cos’è la bestemmia contro lo Spirito Santo se non la bestemmia, o il rifiuto del perdono stesso di Dio. Questo non lo dico io, ma ce lo insegna la liturgia stessa che in una preghiera del martedì dopo la Pentecoste dice: “Ti preghiamo, Signore: lo Spirito Santo risani le nostre anime con i divini sacramenti, perché egli stesso è la remissione di tutti i peccati.”

Questo è lo Spirito delle nostre case e delle nostre chiese. Il cristiano non è una persona moralmente superiore al resto del mondo, no! Noi cristiani siamo una famiglia in cui regna lo Spirito del perdono. Il perdono vero, però, non è un raggiungimento umano, ma è sempre un dono divino. Noi al massimo possiamo chiudere un occhio, possiamo tollerare, possiamo evitare di pensarci; ma senza l’esperienza del perdono di Dio, e senza il suo Spirito Santo che ci aiuta, non potremo mai perdonare veramente e riuscire a guarire nel profondo dei nostri cuori. Senza l’esperienza divina del perdono, non riusciremo mai a vedere negli occhi chi ci ha ferito e dire: “Ti voglio bene, ti perdono, e voglio continuare a fare il cammino della mia vita insieme a te!” Solo con il perdono che viene da Dio riusciremo ad amare veramente e a vivere in comunione.

Signore ti preghiamo, riempici con il tuo Spirito Santo, dacci il coraggio di aprire le nostre ferite a te. Ti presentiamo le nostre case, le nostre famiglie, le nostre amicizie e le nostre chiese. Donaci la guarigione che possiamo ricevere solo nell’essere perdonati e nel perdonare. Grazie per quest’anno trascorso con te con le persone di questa parrocchia. Grazie della bella esperienza di comunione che ci fai vivere alla tua presenza. Aiutaci a fare la volontà di Dio nostro Padre, e ora in questo momento in cui ti chiediamo di benedirci con la tua presenza sacramentale, fa che possiamo sentire rivolte a noi le tue parole: “ecco i miei fratelli!” Amen.

Luca Colacino
Marrubiu, Giovedì 6 Giugno 2024
Primi Vespri della Solennità del Sacro Cuore di Gesù