Mangiate, amici, bevete,
inebriatevi d’amore.
Cantico dei Cantici 5,1
Ti voglio bene!
In questa espressione, declinata al plurale da parte di diversi ragazzi della parrocchia di Marrubiu e Sant’Anna che hanno partecipato al campo vacanza estivo, è riassunto il senso profondo della loro condivisione di gruppo.
Il distillato di questo importante momento, preparato da un pomeriggio di ritiro all’Eremo delle carceri ad Assisi, potrebbe essere questo: un forte appello al mondo degli adulti, carente di figure educative, che sappiano rispondere ai loro bisogni più profondi e che trovano negli affetti il fondamento che struttura la loro personalità.
Nei Laboratori sull’affettività e corporeità è inoltre emersa la confusione che regna nel loro mondo e l’ignoranza (non colpevole) dei ragazzi relativa ai significati delle parole amore, innamoramento, sessualità, genitalità, amare e voler bene.
Ma chiediamoci tutti: in quali forme è vissuto “il voler bene” nel contesto contemporaneo? E quali provocazioni lancia per l’educazione in genere e la catechesi?
Viviamo in un tempo in cui il pericoloso culto dell’Io “egolatria” spinge i ragazzi a vivere gli affetti sulla base del principio di piacere a tutti i livelli che, per usare una loro espressione,“li svuota” in tutti i sensi: svuota l’umanità, svuota le relazioni, svuota la sessualità, svuota l’anima,i sentimenti, il cuore, l’intelligenza e la stessa corporeità.
La categoria “mondo degli affetti” , lo sappiamo, è ampia e tiene insieme le relazioni affettive, i legami familiari, i rapporti significativi, così come sono vissuti oggi. Il voler bene, a diversi livelli, porta ad agire solo perché mossi da un affetto, da un’emozione, da qualcosa, anzi da qualcuno che ci attira e coinvolge la totalità del nostro essere: ragione, sensi, interiorità e… corporeità. Abbiamo tentato di aiutarli a comprendere meglio questo variegato mondo.
La proposta di questo campo vacanza, voleva infatti soddisfare questo fondamentale bisogno di una maggiore chiarificazione a livello personale e credo che nei loro percorsi interiori, sia in atto questo misterioso cammino che, con l’aiuto dello Spirito Santo, che è Amore, li guiderà alla graduale scoperta delle fondamentali verità della loro vita. I ragazzi, chi più chi meno, si sono messi in gioco proprio perché mossi da uno forte bisogno di attenzioni.
La sfida dell’azione pastorale nella catechesi penso sia questa: far crescere legami in un mondo caratterizzato dalla fondamentale differenza di genere, innanzitutto (maschio e femmina), per poi aiutarli a capire che, a partire da questa verità, ogni differenza è sempre occasione di crescita e di arricchimento, mai minaccia. Far nascere legami presuppone credere nel valore della Comunità e vedere in essa, il grembo fecondo che continua a “generare” i nostri ragazzi e ragazze.
“Educazione affettiva”, “educare ad amare”, “camminare nell’amore”, “educazione sessuale”, “identità di genere”, “prospettiva vocazionale”, “dimensione del dono”: sono solo alcune delle espressioni e delle sfide che dobbiamo sentire prioritarie nell’annuncio del vangelo, che è sempre la proposta di un amore vero, senza ideologismi, capace di ridestare in ciascuno la forza dirompente del nostro bisogno di amare ed essere amati.
Ringrazio Dio per il dono di questi ragazzi. Con i più grandi ho avuto ulteriore conferma di una libertà e bellezza interiore che li porta a vivere alla ricerca di tutto ciò che può rispondere, in modo pieno, al loro fondamentale bisogno di amare ed essere amati. Le diverse persone incontrate, i luoghi visitati impregnati di una bellezza unica, ci hanno aiutato a dare un volto all’amore!
Nell’ultimo giorno del campo vacanza, nella stessa chiesa di Santo Stefano, cara a Carlo Acutis, mentre un ragazzo esprimeva in modo libero le sue sensazioni col volto rigato dalle lacrime, un suo amico, senza nessun timore, si è alzato e con naturalezza e spontaneità lo abbracciato fortemente, coinvolgendo tutti noi in questo gesto.
Durante il campo, in certi momenti, io stesso, nella mia condizione di celibe, ho abbracciato questi ragazzi, come risposta ad un loro forte e implicito appello che avvertivo in loro.
Concludendo questo Diario di bordo, non posso non ringraziare Dio, la Vergine Maria e tutta la Comunità di Marrubiu per averci fatto sentire il loro affettuoso sostegno in questi otto giorni. Scrivo queste riflessioni nel giorno della festa liturgica di Santa Maria Maddalena, la sposa del Cantico dei Cantici, ferita dall’amore. Proprio perchè ferita da questo amore, ha cercato di rispondervi con la totalità del suo essere, anche con il limite della sua umanità.
Un ringraziamento ad Andrea, Ilenia e Anna Rita e Ania, per il loro generoso e impagabile servizio oramai da qualche anno, e un grazie particolare a Nicola e Gianmichele per aver condiviso, coraggiosamente, come fratelli e amici maggiori dei ragazzi, alcuni pezzi della loro vita.
Infine, un ringraziamento a voi cari ragazzi e ragazze…vi porto nel cuore, con la certezza che “tutto ciò che vale merita di essere desiderato e atteso”. Lo Spirito Santo, che abbiamo invocato ogni giorno, guiderà, educherà e porterà a compimento i desideri più veri che albergano nel nostro cuore.
La Verna, 22 luglio 2022
festa di Santa Maria Maddalena,
la donna ferita dall’amore
don Alessandro