La nuova teca/portantina di Santa Maria di Zuradili

Lo scorso anno, 2024, durante la processione di Santa Maria di Zuradili al monte, la teca che conteneva il simulacro della Vergine Maria ha avuto un cedimento interno nella struttura lignea. Ciò è dovuto all’usura del legno, essendo stata realizzata nel 1922, oltre un secolo fa.

Grazie alla donazione del Comitato della Leva 1974, si è deciso di procedere, non solo al restauro, ma a un generale intervento di pulitura dagli strati di vernice e bronzina che ne hanno alterato la struttura e le cromie originarie.

Attualmente la teca è sottoposta agli interventi di restauro presso il Laboratorio Restauro Arborense di Sanna Anna e Fodde Anna Rita a Oristano, dove, da qualche mese, sono in corso anche gli interventi di restauro dell’antica scultura lignea del Cristo morto, dietro la supervisione della Soprintendenza dei beni Culturali di Cagliari.

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale aveva suggerito che la teca restaurata, al fine di preservarla nel tempo, venisse musealizzata nella chiesa parrocchiale, all’interno della quale, su indicazione della Soprintendenza ai beni Culturali, verrebbe sistemata la scultura della Vergine Maria. L’usura dei materiali, infatti, metterebbe a rischio la stessa struttura.

Il Consiglio Affari Economici, allo scopo, ha affidato l’incarico ad un artigiano competente di Samugheo, il sig. Gabriele Mura, per la realizzazione della nuova teca.
Ci sembra doveroso rendere edotta tutta la Comunità di questo importante investimento economico, sperando nella generosità e nel sostegno finanziario.

Al tal fine si allegano:

  1. presentazione dei criteri di realizzazione della nuova teca;
  2. costo complessivo e copertura finanziaria;
  3. il rendering fotorealistico, ossia, quel processo che permette di ottenere, a partire da un modello tridimensionale elaborato al computer, un’immagine artificiale molto realistica.

Il Consiglio per gli Affari Economici

CRITERI DI REALIZZAZIONE DELLA TECA

Si definisce, insieme alla Committenza, nella persona del parroco don Alessandro e del Caep, il pensiero e la concezione dal punto di vista simbolico religioso del nuovo manufatto.

Dopo averne pensato e ideato le forme e i lati, nonché definito quelle che potrebbero essere le dimensioni ideali di spazio nell’accogliere la scultura della Madonna di Zuradili, si è proceduto per un primo disegno geometrico. Si è voluto rapportare parte della struttura, secondo il concetto della sezione aurea, chiamata anche la “proporzione Divina” che in rapporto numerico irrazionale di 1,618033…  ottenuto dal rapporto di due lunghezze disuguali ne condiziona in modo preciso larghezza e altezza.

Se ne cita parte di quanto letto e appreso: “Le sue proprietà geometriche e matematiche e la frequente riproposizione in svariati contesti naturali e culturali, apparentemente non collegati tra loro, hanno suscitato per secoli nella mente dell’uomo la conferma dell’esistenza di un rapporto tra macrocosmo e microcosmo, tra Dio e l’uomo, l’universo e la natura: un rapporto tra il tutto e la parte, tra la parte più grande e quella più piccola che si ripete all’infinito attraverso infinite suddivisioni.[1] Diversi filosofi e artisti sono arrivati a cogliervi col tempo un ideale di bellezza e armonia spingendosi a ricercarlo e, in alcuni casi, a ricrearlo nell’ambiente antropico quale canone di bellezza; testimonianza ne è la storia del nome che in epoche più recenti ha assunto gli appellativi di aureo e divino. “

Oltre alla geometria simbolica aurea si ricerca l’armonia dell’insieme, dove nella parte laterale tra le assi orizzontali di trasporto della base, e la croce disposta in alto racchiude con altre due linee immaginarie la formazione del triangolo, che rimanda alla stabilità (tre lati) e al mistero della SS. Trinità.

Il legno utilizzato è il castagno, modesto per il suo pregio, nostrano come tipologia e di un peso specifico medio, al fine di non appesantirne l’insieme.
La struttura della portantina a base quadra lascia il posto dedicato all’accoglienza della Scultura della Vergine, ad una struttura ottagonale (esso anche un numero biblico simbolico), con quattro lati larghi alternati ad altri quattro lati più stretti.
L’intelaiatura in legno viene ridotta all’essenziale strutturale, per dare più spazio e luce all’interno della teca protetta con vetri antinfortunistici.
La cupola, invece, ritorna ad una struttura quadrangolare che si sviluppa in altezza attraverso linee curveggianti, convergenti in un’unica punta sormontata dalla croce.
L’interno del cupolino viene ideato con un rivestimento in tessuto damascato che ne esalta e valorizza la preziosità dell’immagine della Vergine.

Ne conviene inoltre alla neo realizzazione l’inserimento importante di quattro sculture angiolesche lignee, ritrovate in parrocchia, facenti parte, probabilmente, dell’antica lettiga della vergine Maria risalente al ‘700, andata perduta.
La loro collocazione viene pensata nella parte alta della struttura ottagonale dei quattro lati corti, ben distaccati dalla struttura e centrali al vetro. Il distacco ne pregia il senso di leggerezza e sospensione, quella sospensione che rappresenta lo spazio che divide i due mondi: il terreno dal Divino.

L’interno della struttura viene proposto con un cenno cromatico legato all’oro, che da

tempi remoti ha sempre avuto un suo significato simbolico soprattutto nell’arte, a partire da Giotto. Così i suoi successori lo utilizzano concettualmente per definire gli spazi, dove spesso venivano rappresentate immagini iconiche legate alla religione.

In merito, allego una parte del concetto, ritrovato in una mostra dedicata a Giotto e Fontana che vidi al Man di Nuoro nel dicembre del 2023.

“Il dipinto è un’icona da adorare e assume un valore simbolico, alludendo a valori eterni e trascendenti. L’oro non è colore, ma simbolo divino, esalta le figure, ieratiche e bidimensionali, senza umanizzarle, le astrae dal contesto reale, isolandole nel tempo e nello spazio e le pone entro rigidi schemi fissi, annullando ogni consuetudine e ogni rapporto con la quotidianità: nessuna espressione e movimento, nessun paesaggio familiare, nessun edificio riconoscibile, nessun riscontro con il vissuto.
Un nuovo senso della realtà e dello spazio, vero e profondo, emerge nell’arte medievale grazie alla personalità di Giotto (1267 ca.-1337), che già i contemporanei lodavano poiché «rimutò l’arte di greco in latino e la ridusse al moderno», come scrisse Cennino Cennini nel suo Libro dell’Arte.

Lo spazio sacro e dorato, bidimensionale e trascendente, cortina di luce che isola dal mondo esterno della tradizione precedente, viene “bucato” da Giotto, alla ricerca di una terza dimensione, profonda e reale. Il fondo oro diventa cielo vero, atmosferico, lucente e terso nelle giornate di primavera, illuminato dalla luce della luna e delle stelle (e persino delle comete) nella notte buia.”.

            Con la speranza di poter contribuire per questo importante intervento che esalta la storia della Comunità parrocchiale di Marrubiu, sono a disposizione per osservazioni e suggerimenti.

La Terra del Legno di
                 Gabriele Mura

COSTI E COPERTURA FINANZIARIA

Il costo totale del manufatto, di cui si farà carico la Parrocchia, ammonta complessivamente a euro 8.450,00, distinto in questo modo:

  1. Progetto, e realizzazione manufatto        euro 6.000,00
  2. Restauro sculture angiolesche                  euro 2.000,00
  3. Spese di progettazione grafica               euro       450,00